La misura dell’età della Terra e le sue imprevedibili conseguenze.
Questa domanda ha assillato la scienza per un lunghissimo periodo. Nessuno per millenni ha saputo dare una spiegazione convincente che trovasse unanime consenso.
Una delle prime ipotesi è venuta dalla Bibbia. Qualcuno leggendo attentamente il testo ha dedotto che il nostro pianeta dovesse avere quattromila anni.
Questa ipotesi è stata smentita prestissimo dalle evidenze geologiche.
Naturalmente proprio i geologi si sono scatenati nel calcolo, nei modi più impensabili... Per esempio valutando la salinità del mare e valutando l’apporto annuo di sali che arrivano dai fiumi si sarebbe potuta fornire una stima. Peccato che nessuno sappia stimare né l’uno né l’altro.
Per anni hanno fioccato cifre praticamente a casaccio: da migliaia a milioni di anni.
Uno dei più accaniti studiosi dell’età della terra è stato il grande
Lord Kelvin, padre della Termodinamica, che fino all'ultimo istante di vita ha difeso la sua stima (80 milioni) ritenendola il principale suo contributo alla scienza.
Piano piano sono emersi nuovi metodi, tra cui il famoso Carbonio 14.
Di che si tratta?
In breve succede questo: nell'atmosfera si trova una certa percentuale di questo isotopo (è un Carbonio con dei neutroni in più). Le sostanze organiche lo assorbono finché sono in vita. Appena muoiono, come per gli orologi da polso nei peggiori film gialli, fermano l’assorbimento.
Il Carbonio 14 intrappolato comincia a decadere, con un certo tempo di dimezzamento (5mila anni circa), quindi misurandone la quantità rimasta si può stimare l’età di un reperto.
Ma il metodo del carbonio ha dei problemi:
- la quantià di Carbonio presente in atmosfera cambia nel tempo;
- il tempo di dimezzamento è un valore medio statistico, quindi va bene per grandi quantità, ma nel caso di reperti con pochi atomi, perde molto di precisione (è come sbagliare di un euro su mille, oppure di un euro su due)
- è facile contaminare i reperti;
- la misura non riesce a stimare molto indietro nel tempo. Quindi non va bene per il calcolo dell’età della terra.
Gli scienziati non si sono dati per vinti. Hanno sondato altri metodi, tra cui lo studio della decadenza del piombo.
E qui si è fatta una scoperta importante, con conseguenze per la nostra salute.
Ovunque
Clair Patterson, uno scienziato americano, cercasse campioni di materiale antico, continuava a trovare presenza di piombo. Piombo dappertutto.
Perché?
Negli anni venti, tale Thomas Midgley Junior, ha scoperto che il piombo comportava degli ottimi miglioramenti nelle prestazioni dei motori a scoppio. Da allora le auto (ed altri motori) hanno cominciato ad essere alimentati con carburante arricchito di questo metallo.
Studi di carotaggi delle calotte polari, ha mostrato che nel volgere di pochi anni,
da zero,
una cappa di piombo ha ricoperto il pianeta.
Siamo stati noi.
Il piombo è un materiale molto tossico, che una volta assimilato non esce più dal nostro organismo, accumulandosi e intossicandoci. Provoca danni irreversibili, che portano fino alla morte.
Patterson ha così avviato una campagna di sensibilizzazione al problema che si è presto trasformata in molti anni di battaglie e scontri durissimi con i potenti produttori di piombo, convinti negazionisti dei danni che procurava il piombo, che sono arrivati a farlo licenziare e bandire.
Solo negli anni ‘90 si è giunti finalmente al bando del piombo ed a dare pienamente ragione allo scienziato.
(sembra un film già visto e che ci toccherà rivedere, temo).
Ma torniamo al nostro problema, l’età della terra.
A Clair Patterson è venuto in mente di utilizzare come campione da misurare i meteoriti, quanto di più simile ai corpi che hanno formato il nostro pianeta.
E così si è calcolata la cifra di 4,6 miliardi di anni che fino ad oggi non è stata più ritoccata.
Per inciso, il benedetto Thomas Midgley Junior è anche lo scopritore dei CFC, i micidiali gas usati nei frigo e negli spray, molto stabili, terribilmente stabili, capaci di “mangiarsi” il sottile strato di ozono che ci protegge dai micidiali raggi uv, che per qualche miliardo di anni hanno relegato la vita solo all'acqua, almeno fino a quando l’ossigeno delle piante non ha creato l’ombrello di ozono.
Rif.
"Breve storia di (quasi) tutto" - Bill Bryson - Tea e
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