lunedì 30 dicembre 2013

La biodiversità. Ma ci serve? 3a parte: la patata

Un ultimo esempio sulla biodiversità: la patata.

Certo non è una delle più fedeli compagne delle nostre escursioni, ma la sua storia ci può insegnare molto.


Il tubero proviene dal Perù dove viene coltivato in moltissime varietà. Cresce in condizioni estreme, a volte un certo tipo di pianta prospera solo a certe altitudini, ma basta che ci si sposti in alto o in basso di un centinaio di metri che la stessa pianta perisce. I contadini peruviani lasciano crescere attorno ai loro campi patate selvatiche di mille tipi, per favorire lo scambio genetico e fomentare la biodiversità.

Varietà di patate
Patate patate patate

In Europa tardò a diffondersi per pregiudizi e timori ma nella povera Irlanda non andarono molto per il sottile e l’accettarono presto.
Grazie ad un suo uso massiccio riuscirono a sfamarsi e a realizzare una grande crescita demografica. Ma la patata, ripiantata e ripiantata continuamente era esposta agli stessi rischi di mele e banane  che abbiamo visto nei precedenti post. Non vi era traccia di diversificazione.

A metà Ottocento successe l’inevitabile, arrivò un parassita (il fungo peronospora) che distrusse tutte le patate irlandesi lasciando la popolazione affamata nel giro di pochissimo tempo.

The Great Hunger

Milioni di irlandesi morirono, milioni emigrarono (tra cui la famiglia Kennedy) e solo recuperando nuovi tipi di patate selvatiche dal Perù si è potuto recuperare lentamente le piantagioni.

Naturalmente anche per le patate si abbonda con trattamenti di pesticidi, già da prima di seminare per preparare il terreno, e poi per tutta la durata della crescita, con costi esorbitanti ed inquinamento pazzesco.

Una nuova soluzione moderna è l’introduzione dei discussi OGM.

Una delle più grandi e note compagnie multinazionali ha brevettato una pianta di patate contenente un gene capace di combattere i parassiti.
Tecnicamente la pianta è sinistramente classificata come un pesticida…

Il problema di questo OGM è però sempre lo stesso: se i contadini piantassero tutti questa varietà i parassiti sarebbero sottoposti ad una pressione selettiva fortissima.
In breve tempo si spingerebbe la selezione di un parassita capace di resistere e si sarebbe punto e accapo.
E infatti, distrattamente inserito nelle raccomandazioni per i piantatori della pianta OGM, si consiglia di lasciar crescere attorno al campo delle piante di patate “normali”, per abbassare la pressione selettiva sui parassiti e far durare di più l'effetto pesticida della pianta modificata geneticamente.

Per concludere con una risata, date una occhiata al simpatico racconto di Achille Campanile su Volta e la Patata

3. continua

Riferimenti:
Se avete critiche e osservazioni sentitevi liberi di scrivere nei commenti quello che volete.

Se vi va, condividete il post.

Seguiteci su:
www.dedalotrek.it,  facebook  twitter

Nessun commento:

Posta un commento